Pubblicato su politicadomani Num 91 - Maggio 2009

Comune di Marano - dal 9 al 22 maggio
Mostra di fotografie a un anno dal decreto 90

Il mensile "politicadomani" propone una mostra fotografica sulla discarica di Chiaiano-Marano. Immagini di una popolazione tutt'altro che avvilita e depressa

È una sorta di rito scaramantico questa mostra di fotografie per l'anniversario della discarica. Aglio, fravaglio, cornetto e toccatina sono le armi usuali contro disgrazie e malocchio. Noi abbiamo optato per la fotografia. Ancora crediamo che sia possibile scongiurare le conseguenze sul paesaggio, sulla respirabilità dell'aria e sulla salute della scelta sciagurata e irresponsabile delle cave di Chiaiano a immondezzaio di Napoli. Ben altri, invece, erano i progetti su quel luogo.
Il decreto berlusconiano del 24 maggio 2008 (ma già Prodi aveva spianato la strada) porta il numero della paura, "90".
La gente è subito insorta. Inutile dire che, con le luci Tv puntate su Napoli che affondava nella spazzatura, ai nostri è stata subito affibbiata l'etichetta di popoli dei "nimby" (not in my backyard). Alla protesta, che si è organizzata subito in un luogo di incontro all'ingresso della via di accesso alla cava, una sorta di barricata più simbolica che reale, il glorioso "Presidio", non sono mancate voci più che autorevoli di persone che hanno denunciato la inadeguatezza del luogo e la inopportunità della scelta: il prof. Franco Ortolani, il prof. Gerardo Ciannella, Paolo Rabitti, Alex Zanotelli. E parliamo di un geologo, direttore del Dipartimento di Pianificazione e Scienza del Territorio, della Federico II di Napoli; di un primario, pneumologo, dirigente del dipartimento di medicina preventiva dell'ospedale Monaldi di Napoli; di un ingegnere e consulente tecnico della procura di Napoli e in numerose altre procure per casi gravissimi ed eclatanti di inquinamento ambientale; di un missionario comboniano che dalle baraccopoli della Nigeria si è trasferito in Italia per combattere le battaglie più dure. Tanto per fare solo qualche nome. Ma sono in tanti, perfino dall'università di Firenze che si sono uniti e continuano a unirsi al coro di proteste. Inascoltate. Dimenticate, ora che le luci della Tv si sono spente su Chiaiano.
A parte il volo di qualche metro da un muraglione a ridosso del presidio durante i giorni più concitati, che è costato al malcapitato poco più di una distorsione alla caviglia, nonostante la grancassa che si è consumata, con la solita approssimazione, sui mezzi di comunicazione nazionali sulla presunta (e mai dimostrata) violenza delle manifestazioni antidiscarica, la rivolta della gente è stata addirittura "festosa". Mi si passi il termine, ma è così, come per una festa che si è espressa nei cortei la rabbia della gente contro un decreto che calpesta molti dei diritti fondamentali della persona e che, con la sospensione delle più elementari forme di controllo, calpesta la democrazia. Vietato perfino ai responsabili della città esporre le ragioni della protesta. Ragioni supportate anche dal catalogo ufficiale commissionato dal Ministero dell'Agricoltura: un elenco dei 136 siti in Italia che più hanno bisogno di protezione ambientale, fra i quali ci sono le cave di Chiaiano.
Arrabbiati e festosi, pienamente consapevoli di essere vittime, ma senza cedere nulla al vittimismo. Pronti a scagliare sulla testa dei responsabili gli anatemi popolari (e speriamo efficaci) di chi non si arrende facilmente alla malinconia della disfatta. È questa la gente che oltre 150 scatti di ben otto fotografi del luogo hanno immortalato. Per non dimenticare. Perché dietro il problema e dentro i cortei ci sono persone che rivendicano il loro diritto alla gioia di vivere. E si vede. Perché questa umanità che vive a nord di Napoli non vuole diventare il "cesso" di Napoli.
Gente fiera, variopinta, rumorosa. Le immagini trasmettono questa sensazione di vociare festoso, di confusione allegra. Gente pronta a scendere in piazza per riappropriarsi del territorio. Perché è lì, nelle strade e nelle piazze, che ci si incontra, che si discute. È lì che nasce e cresce la democrazia.

La mostra fotografica è organizzata da politicadomani che presenta così gli scatti migliori di otto fotografi: Pasquale Lamitella, Maria Grazia Addeo, Domenico Di Maro, Enzo Di Maro, Ferdinando Kaiser, Angelo Marra, Alessandro Tavella, Luigi Vaccaro. Saranno esposti anche quadri inerenti il tema della discarica della pittrice Imma Maddaloni e di alcuni altri artisti.
Oltre a celebrare un anniversario infausto - ricordando tuttavia che se anche si è persa una battaglia si può (e si deve) vincere la guerra -, la mostra vuole essere anche l'occasione per continuare a confrontarsi e a discutere sul tema della sicurezza ambientale e sanitaria, e della tutela del paesaggio e del territorio, dando spazio a chi continua a impegnarsi per trovare soluzioni alternative e a portare queste istanze fuori dai pochi chilometri quadrati in cui è confinata la cava, all'attenzione del resto d'Italia e anche all'estero.

Il programma
Alla inaugurazione della mostra, sabato 9 maggio, alle ore 17:00, saranno presenti Ettore Latteri ed Emilia Santoro, per illustrare il loro dossier "Chiaiano, emergenza ambientale e democratica" recentemente aggiornato alla luce del catalogo dei luoghi d'Italia da tutelare.
Sabato 16 maggio, alle 17:00, con l'architetto Antonio Guarino e altri studiosi ed esperti di ingegneria e politiche ambientali e del territorio potremo affrontare temi quali il diritto al paesaggio e la possibilità di bonificare terreni inquinati con specifiche coltivazioni quali, ad esempio, le canne.
In serata, sabato 16 maggio, sarà proiettato l'ultima versione del film di Raffaele Manco "Una cosa importante da dire". Il film è stato selezionato per partecipare all'XI Festival Internazionale "Cinema e diritti umani" di Buenos Aires (27 maggio-10 giugno 2009). Grazie a questo film, così, il problema discarica di Chiaiano-Marano viene presentato ad una platea internazionale.

 

 

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